Efix si fece il segno della croce e si alzò: ma aspettava ancora che qualcuno arrivasse.
Il ragazzo s'era seduto stanco sulla pietra davanti alla capanna e si slacciava gli scarponi domandando se non c'era nulla da mangiare.
Tutti gli consigliavano di recarsi nell'isola di sua madre, per tentar la fortuna con un onesto lavoro.
Egli capì che lo congedava e uscì nel cortile, ma guardò se si poteva parlare anche con donna Noemi.
Le dame s'alzarono tremando e donna Ester parlò con una vocina che pareva il belato d'un capretto.
Noemi ricordava di non aver mai preso parte diretta alla festa, mentre le sorelle maggiori ridevano e si divertivano, e Lia accovacciata come una lepre in un angolo erboso del cortile forse fin da quel tempo meditava la fuga.
Sospirò, curvando il viso per guardarsi e aggiustarsi i coralli sul petto, e raccontò di quando anche lei andava alla festa con suo marito, sua figlia, le buone vicine.
Appena vide Noemi si tolse il berretto che lasciava l'impronta sui folti capelli dorati, e le sorrise mostrando i bei denti fra le labbra carnose.
Giacinto schiacciava le noci con le sue forti mani, tendendo l'orecchio al tintinnio delle greggi che passavano dietro la casa
Appena egli si fu allontanato, ella si guardò attorno e scese fino alla casupola della vecchia Pottoi.
Dopo tre giorni Efix tornò e per non pagare il nolo del cavallo si caricò sulle spalle la bisaccia e s'avviò a piedi.
Don Predu gli batté così forte alle spalle che egli balzò avanti e il vino traboccò dai bicchieri e gli si versò addosso.
La folla non si decideva ad uscire, sebbene il prete avesse finito le sue orazioni, e continuava a cantare intonando le laudi sacre.
Con un gesto minaccioso le fermò il fuso ed ella ebbe paura ma non lo dimostrò.
Ma Giacinto, che fino all'ultimo momento aveva sperato nell'aiuto del servo, non rispose, non parlò più.